L’attuale normativa di riferimento fa capo al Regolamento n. 834/07, che sostituisce il già citato regolamento dei primi anni Novanta e al lui legato Regolamento n. 889/08 che ne stabilisce modi e ambiti di applicazione. Il regolamento 834/07 è in linea con il quadro generale della strategia Europa 2020, in particolare per quanto riguarda la priorità concessa alla crescita in una economia sostenibile. Il regolamento 834/07 ha stabilito una definizione più precisa del metodo di produzione biologica; ha migliorato l’armonizzazione delle norme nazionali; ha introdotto la possibilità di stabilire eccezioni alle norme, anche se per un periodo limitato; ha creato un collegamento tra il sistema di controllo relativo all’agricoltura biologica e il sistema di controlli ufficiali sui mangimi e reso obbligatorio l’accreditamento degli organismi di controllo privati; ha ristrutturato il regime di importazione e stabilito che è l’Unione a riconoscere gli organismi di controllo che operano nei paesi terzi ai fini dell’equivalenza o della conformità. Tuttavia, a causa del continuo sviluppo ed espansione del comparto biologico e delle conseguenti carenze normative, la vigente architettura normativa si è rivelata non più sufficiente a regolamentarne la produzione, l’etichettatura e la salvaguardia. La Commissione Europea, dalla primavera del 2014, ha sottoposto ai parlamenti nazionali una proposta di regolamento (COM(2014)180final), che si prefigge di migliorare la normativa relativa alla produzione biologica eliminando gli ostacoli allo sviluppo sostenibile nell’Unione, al fine di garantire condizioni di concorrenza eque per gli operatori e di consentire al mercato interno di funzionare con maggiore efficienza, mantenendo o migliorando la fiducia del consumatore nei prodotti biologici. Il fitto reticolato normativo tessuto dal legislatore europeo non ha lasciato grande spazio alla sussidiarietà. Infatti, Italia e Francia stabiliscono i termini generali di applicazione interna del diritto comunitario rispettivamente attraverso il D.Lgs. 220/95 e il D.M. 18354/09 per l’Italia. È di inizio 2015, la decisione del Parlamento UE di modificare definitivamente la direttiva 18/2001 sugli OGM delegando a ciascuno Stato la facoltà di decidere se bandire o meno i prodotti con questi componenti. Per Italia, che fa della qualità dei loro prodotti l’arma migliore per la competitività, è una importante vittoria.

In allegato una rassegna con l’attività normativa del Parlamento italiano

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